Alla ricerca del tempo passato

Sembra ieri…
Sembra ieri avevo si e no 8 ,9, 10 anni non ricordo,ero sdraiato sull’ultima parte della stradella della collina
affianco ad un albero d’olivo e guardavo le nuvole passare
sopra di me,ognuna aveva una forma diversa di un cane,uccello
persona,carro…sognavo ad occhi aperti.
Un richiamo acuto,quasi un grido ciiiiirooooo,mia Madre mi
chiamava il pranzo era pronto.Mi alzo scendo la prima parte
della stradella con una pendenza di circa 50 gradi,prendo velocità,,inverto la direzione di 180°,imbocco la seconda più lunga ma meno ripida la faccio di gran corsa come un piccolo capretto per circa 70 metri,arrivo in fondo ,inverto di nuovo
la direzione di 180° e mi faccio gli ultimi 80 metri di gran corsa,mi era venuta fame e mia Madre è una gran cuoca.
Aveva avuto un ottima maestra mia Nonna Cira ricordo ancora quando mi cucinava le interiori di uccelli ,il sapore non aveva paragoni.
Era Domenica sapevo che per secondo c’era l’immancabile spezzatino al ragù cotto a fuoco lento tutta la mattinata
ma speravo nel mio piatto preferito “pasta ricotta e sarza”
Ero cicciottello ma salire e scendere dalla collina mi teneva in allenamento.
Sono nato sotto la collina di posillipo, in casa, un oasi verde di 2km quadrati distante dalla città ,il posto era isolato,si raggiungeva con una stradina di campagna non illuminata ,non asfaltata,e la
sera calava il buio più totale ,questo mi impediva di poter giocare con altri bambini,avevo molti cugini lì ,ma più grandi di me e una cugina coetanea Concetta.Perciò la collina era la mia palestra di gioco.Forse rimpiangevo un compagno di giochi,ma i pochi momenti che mio padre mi poteva dedicare (lavorava sempre sia in fabbrica che in campagna) mi costruiva sempre nuovi giochi che davano sfogo alla mia fantasia.
Con una tavola e due assi e quattrocuscinetti d’auto il carruocelo, l’asse anteriore si poteva sterzare grazie a una cordicella che si teneva in mano.
L’arco e frecce,l’arco si faceva tagliando un ramo di nocello
si legava il filo di nylon alle estremita e si tesava.
le frecce si facevano con assi di ombrelli rotti.
Funzionava alla grande perchè una volta gli assi degli ombrelli erano pieni,si poteva fare la punta martellando un estremità.
La mia casa faceva parte di una costruzione settecentesca in tufo a forma di castello con l’immancabile portone e cortile a centro dove verso pomeriggio ci riunivamo insieme a altri fratelli e sorelle di mio padre con le loro famiglie a centro. C era Zio Raffaele veniva a bordo della sua carrozzella percorrendo circa un kilometro dalla sua casa,l ultimo tratto la strada era ripida e il motore della carrozzella non gliela faceva,allora ricordo che mia madre mi mandava a spingere la carrozzella,insieme ai miei cugini correvo per giungere alla carrozzella e spingere.Adesso so che mi voleva bene come ai miei cugini,grazie a lui ho scoperto di avere una buona mira.Mi mandò per una prova al tirassegno ,uno degli istrutturi ,mi insegnò la tecnica ,feci centro a tutti i colpi ,L istruttore disse che era stata solo fortuna e non mi chiamò più .Mio padre è stato un tiratore scelto ,ma io non lo sapevo.
Quando Zio Raffaele mori ,eravamo tornati dalle vacanze ,e quando lo seppi ho sentito un grande vuoto,avevo perso un grande amico.
Fantasticavo sulla mia casa pensando che in antichità fosse un castello,ma in effetti era una fattoria settecentesca(così mi ha riferito mio fratelo Luigi) ,i piani alti erano abitati dai signori,al piano mezzadro i contadini,e al piano terra da stalle con animali.
La costruzione era stata bombardata nella seconda guerra mondiale,e ristrutturata dai miei zii,così a stanze bellissime alte Cinque metri con altissimi finestroni,si alternavano stanze con altezza ridotta.
La casa aveva due entrate una principale che con una scalinata rivestita in pietra di Lavagna accedeva al cortile comune,e una secondaria ,la mia preferita,tramite essa accedevo direttamente alla collina.
La camera da letto dei miei genitori aveva una bellissima finestra altissima,dalla quale mi godevo il sole mattutino che arrivava comunque tardi verso le 9:45.
Quando il sole penetrava i vetri ,miravo il pulviscolo che
sospeso e libero fluttuava nell’aria ,ero incantato da ciò,
da come la luce potesse svelare questa meraviglia della natura.
La Natura era il mio compagno di giochi,mi attirava tutto,
gli uccelli,gli insetti così diversi e mostruosi,quello
che ricordo ancora adesso con curiosità era una colonia di
centinaia di ragnetti ,che vivevano in gruppo,di solito il
ragno è solitario ed aggressivo.Mi meravigliavo come loro
usassero la ragnatela,un liquido che a contatto dell’aria
diventava un filo attaccato alla mia mano.
Su la collina vicino all albero di olivo,c’era una siepe
alta circa quattro metri,mio padre mi aveva insegnato come
cadere attenuando la caduta con una flessione graduale ma inevitabile.E allora perchè non metterlo in pratica .
Quei salti mi eccitavano perchè durante il salto percepivo
il vuoto ,sentivo il vento sulle guance,il tempo si fermava,ero nel nulla,non avvertivo
il peso del mio corpo.IL sogno si infrangeva appena toccavo terra.
A mia Madre piacevano i fiori e allora mio padre seminava tantissimi fiori a bulbo,ricordo i tulipani viola ,le margherite gialle,le panzè,i fresie che avevano un odore
fortissimo,le rose.
Una volta chiesi a mio Padre :perchè tra le rose gialle e quelle rosse è nata una rosa metà gialla e metà rossa?
Lui rispose che erano andate in amore.Accettai quella risposta come fosse oro colato.Mia Madre lo rimproverò
dando una spiegazione più scientifica.
Non sono mai stato un genio ,avevo molte carenze in lingua
italiana,i miei genitori parlavano in dialetto e per me ,l’Italiano era una lingua straniera e difficilissima,con tante regole,verbi ,sintassi,nomi ,articoli,che mi alienava.
E allora mia Madre chiese il favore a dei vicini confinanti
terrieri di darmi delle lezioni di Italiano.Ricordo che quelle lezioni erano di una noia mortale,non ci capivo mai niente,e allora la signora per farmi andare via ,finiva per
farmi lei i compiti.Dopo quell’anno non ci sono andato più.
Ma lì però feci amicizia con Daniele un ragazzo dolcissimo,e semplicissimo ,fu intesa a prima vista ,perchè eravamo due ragazzini semplici e allegri.E così l’estate quando non andavo a scuola oltrepassavo il confine e andavo a giocare
da Lui.Giocavamo a fare il pane ,oppure il Vino dentro la
schiacciapatate.Ricordo che un giorno gli morse una vespa,il dolore era forte e il braccio si era gonfiato ,il Nonno Felice gli mise una centolire sulla parte gonfia.
Dopo tanti anni ho chiesto di lui a mio Padre ,mi ha detto
che non c’è più ,un brutto male in poco tempo se le portato
via, e suo padre Benito è distrutto,quando ho sentito queste parole ho pensato che il prossimo potrei essere io e allora
mi sono deciso a scrivere queste quattro righe perchè anche Daniele possa esistere in ognuno di noi.
Benito ,signore simpaticissimo e semplice,allevava maiali e Tacchini.
Quando giocavo con Daniele,rimanevo a pranzo da lui,mi ricordo che un giorno scherzava con noi nel mangiare la pasta.Invece di mangiarla la ingoiava.

Momenti memorabili Passati

Solo pochissimi momenti ,sensazioni riesco a ricordare..
ricordo un giorno che non andammo a scuola e con i compagni
di classe andammo in una collina di proprieta dell exItalsider (una industria siderurgica ).Lì ricordo che
ci sdraiammmo sul prato in una mattina di aprile o maggio,
il vento fresco ci accarezzava ,piacevolmente,la faccia facendoci provare sollievo dal sole.Eravamo felici e spensierati.Si sentiva profumo dell’erba del trifoglio,
misto ad altri odori di fiori e terra.Fantasticavamo di trovare il quadrifoglio.Chi lo trovava ero fortunato.
Io presi dei fiori e li conservai per anni nei miei libri.

Un Abbraccio

Mio Padre era una persona molto riservata,che difficilmente si abbandova a espressioni emotive(era scampato alle bombe,alle mitragliate dei tedeschi,e subito i loro pestaggi,era solo un bambino),ma un giorno mi ricordo che non volevo fare una cosa,lui mi rincorse e nel prendermi ,mi abbraccio’,ricordo ancora quel suo Abbraccio.

La partita di pallone

Alle scuole medie capitava spesso di non andare a scuola per sciopero
E allora ci recavamo insieme a Miraglia ,Marzano e altri ripetenti, in una vecchia caserma abbandonata della seconda
guerra mondiale aveva delle grosse dune alte 10 metri o piu per resistere ai bombardamenti .Tra una duna e un altra c’era uno spazio ,come quasi a formare tanti campi di calcio.Non ero bravo a giocare a pallone,quando si facevano le squadre ero uno degli ultimi a essere scelto,ma un giorno ricordo che intercettai un attaccante in difesa,e con la palla superai sulla fascia destra tutti! Ma al momento di tirare la palla la passai al mio attaccante che tiro’ e fece goal!!
Tutti si complimentarono con me e mi dissero che dovevo tirare.

LE Persone a cui devo la vita

La prima persona a cui devo la vita è senz’altro mia Madre.Pesavo 4,800kg alla nascita e il parto naturale è stato problematico a casa.
Fu fatto il voto al Santo Ciro,e a dispetto di tutti i miei primi cugini che si chiamavano Gennaro io sono stato l’eccezione.
La seconda persona ,penso sia stato un medico del pronto soccorso,ero molto piccolo e mia madre mi imboccava ,a un certo punto ha sentito un rumore metallico,era la ruota di una macchina che mi stava scendendo in gola.Fui portato al pronto soccorso ,dove un medico mi mise a testa in giu’.
La terza persona e’ stato mio cugino ,con un suo parente,Mio Zio Antonio allevava all’epoca centinaia di galline.Gli escrementi di queste galline venivano accumulati fino a formare delle piccole colline.Ignaro ci salivo per giocare ,ma un giorno una di queste cedette in cima e sprofondavo sempre di piu’.Fortunatamente li vicino si trovo’ a passare mio cugino Rino figlio di zia Eugenia ,con un suo parente .Mi presero al volo,un secondo piu’ tardi e sarei annegato nella mer..
La quarta persona a cui devo la vita e’ un mio amico di scuola Media ,Del Bono Maurizio,abitava a via leonardi cattolica e con lui andavamo a Nisida a farci il bagno.Un giorno bevetti una cocacola fredda e mi tuffai e se non era per lui ora non stavo qui a raccontarlo.Mi venne un crampo in acqua e glielo dissi ,Lui con molta calma mi disse :aggrappati sulla mie spalle” e mi porto’ sugli scogli.
giocavamo a giochi come lo scarabeo,simile alle parole crociate,ai primi giochi elettronici he avevano come monitor i normali televisori.
Dopo le medie ci vedevamo la mattina per giocare a tennis nei campi in costruzione del CUS (Centro universitario Sportivo) finche’ il CUS non fu completamente costruito.

Una villetta o una macchina?

Mio Padre ha fatto tanti sacrifici nella sua vita,e come tutti i grandi uomini voleva coronare un sogno da semplice contadino riuscire a costruire una villeta per la sua Famiglia.
Il progetto era gia’ stato approvato dal comune di Quarto,ma negli anni 80 un violento terremoto devasto’ la Campania,molte genti erano rimaste senza casa ,si parlava di espropriare terreni per questa gente.
Mio Padre prese la decisione di vendere e con quei soldi si compro’ una bellissima fiat 131 mirafiori.Fu l’inizio di una bellissima avventura estiva che per quattro anni condividemmo con la famiglia di Franco Tella.Fu lui che ci fece conoscere la Calabria meravigliosa terra .
Insieme a suo figlio Lino Tella passai i momenti piu’ belli della mia vita ,sole mare caraibico,amicizie calabresi genuine e vere ,ma sopratutto un sapore di quei cibi indimenticabile.Con gli amici calabresi ci fu uno scambio di cultura inesauribile,loro in noi vedevano il progresso la modernita’,noi in loro apprezzavamo quei valori paesani semplici e genuini.Ricordo una volta che uno di loro ci invito a mangiare una capra al forno nella sua casa a 800 metri di altezza.Le capre erano allevate da lui il forno a legna era suo e l’acqua era l’acqua fresca di una sorgente,dove era stato messo precedentemente un cocomero aa rinfrescare.Non so perche’ chi vive solo di agricoltura e’ sempre affascinante,lo vedemmo poco dopo tempo a bordo di uno Yacth ,si era fidanzato con una ragazza romana facoltosa,stava vivendo anche lui il suo sogno.

Scelte sbagliate

I miei Genitori speravano per me un futuro migliore del loro,che e’ stato pieno di sacrifici e privazioni,ma li ho delusi entrambi.Mi hanno permesso di studiare ,ma evidentemente non ero fatto per lo studio.Dopo le Medie i miei insegnanti consigliarono un indirizzo tecnico ,ma un amico (Rocco Campone) di mio padre disse a mio padre che il futuro per i loro figli era il liceo a Mergellina dove potevamo incontrare i figli della Societa’ bene di Napoli.
Nonostante che i miei mi facessero vestire dignitosamente,sentivo che quel mondo non mi apparteneva,era troppo superiore alle mie possibilita’.Nonostante tutto mi impegnai perche’ avevo una buona memoria e raggiunsi ottimi risultati,anche perche’ avevo capito che importante era la prima impressione ,così non mi facevo mai trovare impreparato alle prime interrogazioni.Al secondo anno di Liceo vinsi la borsa di studio aziendale Italsider,con la quale comprammo una delle prime macchine fotografiche con la messa a fuoco automatica.Ma al Terzo anno la memoria mi abbandono’ e la Filosofia spiegata dal professor Di Giovanni era arabo per me.
Dissi ai miei la verita’ che non ce avrei fatta.L unica soluzione era cambiare ambiente ,cosi’ frequentai il Liceo Labriola a Bagnoli ,vicino L’Italsider.In quell’istituto campai di rendita per il Latino dove in due anni avevo fatto
tutto il loro programma quinquennale.La qualita’dell insenamento scadente e assenteista e la politica nelle classi (sempre sciopero),mi permisero di diplomarmi.Ero curioso di capire come funzionasse un televisore all’epoca a tubo catodico,così mi iscrissi a ingegneria elettronica dove scopri’ per la prima volta l’amore per lo studio.Infatti le lezioni di Fisica del professor Silvestrini assistente premio nobel di Carlo Rubbia mi affascinavano.Lasciai l’universita’ al secondo anno.I miei non potevano piu’ mantenermi perche’ avevo altri due Fratelli ,così intrapresi il mondo del Lavoro.In verita’un primo tentativo al lavoro l’avevo gia’ fatto al quarto anno di liceo.Non volevo piu’ studiare,cosi’ grazie al grande mico di mio padre Franco Tella mi trovai un lavoro come benzinaio vicino Cuma ,Monteruscello prima della curva soprannominata della morte.Furono sei mesi di una vita diversa ,ogni mattina partivo alle quattro e mezza di notte ,a bordo del Gilera 50 cc di mio Padre per percorrere tutta Bagnoli,pozzuoli,arcofelice,Domizina e arrivare a Monteruscello penso un 30 km.Ero diventato il ragazzo di fiducia del Principale On Gennaro,mi affidava tutto l’incasso settimanale(12 milioni di lire) che dovevo portare in Banca.Quel distributore di benzina dove lavoravo era un piccolo
teatrino.Si perche’ c’era un bar alle spalle,gestita dalla sorella del principale,
dove alcuni viaggiatori si fermavano a bere un caffe’ e fare rifornimento.
Erano dei personaggi divertenti altri singolari,c’era u signore americano che lavorava alla Nato,aveva il suo pressometro a forma di una penna argentata per misurare la pressione delle gomme,indossava guanti e mi dava sempre 1/4 di dollaro.
C’era il fioraio che trasportava tulipani che dicev sempre una massima appena scendeva dalla macchina “o ponte sbain” non ho mai capito cosa fosse.

La saggezza e l’Amore di un Padre
Mio Padre a differenza di me e’ una persona molto intelligente e curiosa,a
differenza di me,e allora con molto garbo a settembre mi disse:”Ciro ti ho riscritto
a scuola..se vuoi continuare mi farebbe piacere”,non me lo feci ripetere due volte,
avevo provato cosa volesse dire il lavoro e sfaticato com’ero accettai subito
di ritornare a scuola.Dopo il diploma mio Padre mi consiglio’ di iscrivermi all’universita’ ,sia per rinviare il militare ,sia per tenermi allenato per i concorsi.
Era il periodo che le Ferrovie indicevano molti concorsi,capo stazione,macchinista,manovale.Cosi’ incominciai a girare l’Italia a partecipare ai concorsi.

L’occasione della vita persa
La fortuna la devi prendere a volo appena ti capita,ma quando ti capita non te ne accorgi.Cosi’ capito’ a me quando facevo i concorsi.Un giorno sfogliando la gazzetta ufficiale dei concorsi,lessi che a Roma a via giacomo induno ,la Zecca dello Stato
aveva indetto un concorso per 7 sette ispettori metalli preziosi,il requisito era
Liceo Scientifico,era proprio il concorso per me .Non pensai ne’ al prestigio di quel posto ,ne’ al guadagno (dopo scopri’ che era di ben 7 milioni di lire al mese).
Cosi’ andai senza prepararmi piu’ di tanto e non lo vinsi ,perche’ sbagliai il problema di fisica per un maledetto integrale doppio.Ancora adesso rimpiango quell’occasione.Si’ perche’ quel concorso non si ripetette piu’.

Un vecchio amico

Alcuni anni fa per puro caso ho incontrato un vecchio caro Amico dell’adolescenza .Quando andai infatti al Labriola trovai ragazzi sempre inteligenti ,ma forse più vicino a me come ceto sociale ,tra cui il grande amico Mimmo Narciso.
Con Mimmo ho trscorso due anni memorabili.Soprattutto nel periodo Estivo partivamo e andavamo al mare a Bacoli(Miliscola) ,prima con il motorino ,poi con la moto e in fine l’ultimo anno con l’auto.
Miliscola spiaggia di capomiseno era una bellissima spiaggia,ma ancora piu’ bella era la strada di 35 km che costeggiava il mare.Lungo il tragitto si potevano ammirare laghi epici,mare ,castello di baia,insomma paesaggio fantastico.
Li mimmo aveva parcheggiata una tavola da serf e quindi a tutto serf.
La domenica invece tappa obbligatoria era procida e la sua riserva naturale,veramente un paradiso.Seduti sul muretto,mangiando enormi panini vedevamo non tanto lontano Ischia

La fine della Gioia

Alla fine di tanti concorsi anch’io ho trovato un umile posticino e dopo tanti sacrifici allo studio un lavoro da operaio che richiede la Terza Media.
Il lavoro e’ stato per me uno strumento di autonomia,ma anche la tomba della Gioia.
Cosi’ ho passato i miei trentanni di lavoro in completa monotonia,Perdendo quella
Gioia che avevo da Bambino.Sogno con nostalgia i Luoghi dove sono nato,quei prati senza recinzione,le colline,le spiagge libere,le colline ,e l’aria fresca.Ora respiro solo smog di macchine ,faccio slalom tra cacche di cani,passo strusciando cemento tutto uguale,e respiro ciminiere di fumo di sigarette elettroniche.Sogno con
nostalgia gli amici che ho lasciato ,i miei Genitori,i miei Fratelli ,e i miei nipoti che non ho visto crescere.

Ultimo giorno di Vita o Lucidita’

(questa e’ l’ultima parte del racconto non e’ detto
che sia gia’ avvenuto).
Be’ anche per me e’ giunto il momento di partire
da questa umile e povera vita,ma per me tanto preziosa
perche’ unica.
mi piacerebbe che un giorno qualcuno leggesse queste righe,
perche’ ognuno per quanto povera possa essere la sua vita,porta una Storia Unica,Una Fantastica Avventura.